Al via la Fair Tech Revolution: tecnologia giusta per il Pianeta

«Abbiamo iniziato, sedici anni fa, come parco ecosostenibile (poi inaugurato ufficialmente nel 2009) dove realizzare e mostrare al pubblico le “pratiche di vita a impatto positivo”. Con l’esperienza maturata, siamo diventati laboratorio interattivo, fucina di idee, sede di corsi e di formazione, struttura ricettiva che ospita persone che vogliono imparare e conoscersi. Oggi, di fatto, incarniamo e lanciamo la Fair Tech Revolution, il cambio di paradigma che ci traghetta verso una tecnologia giusta per il Pianeta». Alessandro Ronca, co-fondatore del Parco dell’Energia Rinnovabile, in Umbria, ha le idee chiare, una motivazione fortissima, grandi competenze e uno staff con cui costituisce una squadra che ha ingranato la quarta. E che vuole condurre a compimento l’evoluzione di una struttura tra le più virtuose e sorprendenti in Italia.

«In questo momento storico di emergenza climatica e ambientale che richiede capacità di azione anche radicale e un cambiamento profondo di prospettiva, noi al PeR abbiamo trovato un’ulteriore conferma alle intuizioni che ci muovono da anni: la fiducia cieca ed esclusiva nel progresso tecnologico futuro e futuribile che ci salverà è un’idea da abbandonare, mentre vanno recuperate la competenza e la conoscenza concrete, a misura di uomo e di pianeta, vanno rivalorizzate anche conoscenze low tech, che possano aiutarci a costruire una dimensione di vita a impatto positivo». Alessandro Ronca, direttore scientifico del Parco dell’Energia Rinnovabile, non ha dubbi, guarda dritto al futuro prossimo con chiarezza di idee e di intenti e rilancia, insieme al suo team di collaboratori, quella che ha battezzato come Fair Tech Revolution.

«E non è affatto, beninteso, un passo indietro, anzi! Abbiamo bisogno di “sfidare” il progresso e… farlo ragionare. Sennò l’estinzione è garantita» spiega mentre realizza l’ennesimo prototipo di collettore solare e di energy box per l’autosufficienza nel suo Centro di ricerca e sviluppo attrezzato all’interno del PeR, la struttura sulle colline dell’Umbria dotata di sistemi che ne garantiscono la quasi totale autosufficienza energetica e idrica.

Gli artigiani del cambiamento

A distanza di 16 anni dalla sua progettazione e a 11 dall’inaugurazione, il PeR intensifica e rimodella la sua attività di formazione, di ricerca e di proposta, accogliendo sempre più ricercatori, sperimentatori «e quelli che noi amiamo definire “artigiani del cambiamento”» aggiunge Ronca. «Siamo ormai il punto di riferimento in Italia per le tecnologie fair, a impatto non solo zero ma positivo, per formare studenti, cittadini, persone che potranno aprire gli occhi e la mente».

«In questi anni di sperimentazione attiva al PeR, è emersa l’enorme potenzialità della combinazione tra tecnologie passate, nuove conoscenze e materiali, nonché dell’applicazione di concetti antichi e conoscenze tradizionali alla tecnologia moderna. Per procedere in questa direzione non servono microprocessori ultraveloci, mezzi di trasporto da 200 cavalli, connettività all’ennesima potenza e schermi video da 8k di risoluzione. Occorre una vera rivoluzione “giusta per il pianeta” e noi siamo pronti a farla» spiega ancora Alessandro Ronca.

«Occorre porre limiti e confini allo sviluppo, in modo che sia proporzionato alle risorse disponibili e rigenerabili; consolidare i traguardi raggiunti sfruttando la collaborazione e l’intelligenza collettiva; creare connessioni partecipative tra le molteplici realtà nel nostro paese, in Europa e nel resto del mondo, mettendo in rete quelli che ci credono veramente e lavorano per la sostenibilità in pratica, non solo in teoria».

Ci sono due riflessioni emblematiche in linea con la Fair Tech Revolution; riflessioni che sono arrivate da un inventore vissuto a cavallo tra l’800 e il 900: Charles Franklin Kettering.

«Mi sono rimaste impresse due sue affermazioni che ho incontrato nelle mie lettura – dice Ronca – una è questa: “Sono molto interessato al futuro, perché vi passerò il resto della mia vita”. E l’altra, ancora più attuale e disattesa, è la sollecitazione a “inventare e mischiare cervello e materiali”. «Più cervello usi e meno materiali ti servono” ha detto. Ebbene, di fronte a una società e a un sistema che stanno esaurendo tutte le risorse naturali solo in nome del profitto, non riesco a non indignarmi».

«Abbiamo bisogno di una rivoluzione democratica»

Per questo, continua Ronca, «abbiamo bisogno di una rivoluzione democratica, fondata su cinque pilastri da ripensare e ri-coniugare: il trasporto, il cibo, la casa, l’educazione e la salute. L’accessibilità economica di tutto ciò è di primaria importanza. Non sto dicendo che il denaro non serve, bensì che occorre investirlo come un mezzo per fare in modo che, una volta investito, ne serva poi il meno possibile».

Nell’idea di rivoluzione del PeR e di Alessandro Ronca, «non basta una società di “specialisti”, anzi: occorrono i “generalisti”, i polimati, persone che hanno o che svilupperanno una conoscenza orizzontale che metta in comunicazione quei cinque ambiti all’interno dei quali si muovono gli specialisti. Dobbiamo armarci di pazienza e “competenza” e trovare soluzioni conformi ai nostri reali bisogni e alla disponibilità reale di risorse sul pianeta. Si pensi solo al fatto che, di fronte al bisogno di attivare immediatamente una radicale decarbonizzazione per sopravvivere sul Pianeta e di fronte alla constatazione che non abbiamo mai avuto conoscenze e tecnologie così evolute come oggi, dobbiamo altresì fare i conti con il fatto che non riusciamo a utilizzarle efficacemente e con la misura necessaria».

I trasporti
«Non possiamo più permetterci di spostarci con mezzi da una tonnellata e mezzo ciascuno che usano combustibili fossili in motori antidiluviani per trasportare 80 chili di carne umana – prosegue Ronca parlando delle auto – Necessitiamo di veicoli ragionati, light, che non abbiano bisogno di tecnologie avveniristiche ma razionalità fisica alla base del principio tecnico».

Il cibo
«Dobbiamo farla finita con un sistema industriale che punta tutto sul “peso” e sulla quantità della produzione, per riappropriarci del concetto di “nutrimento”. Dieci chilocalorie di idrocarburi per produrre una chilocaloria alimentare è un consumo intollerabile, fisicamente e ambientalmente inaccettabile, benché oggi sembri la normalità».

La casa
«Dobbiamo superare ormai anche il concetto di “casa passiva”, per arrivare a progettare e realizzare la “casa attiva”, che deve contribuire a farci vivere meglio, dandoci magari supporto nell’autoproduzione di cibo salutare e mettendoci in grado di ridurre drasticamente i consumi».

L’educazione
«C’è l’urgente necessità di riappropriarsi delle tecniche esperienziali, smettendo di incentrare l’educazione solo sullo studio passivo, astratto e nozionistico. Bambini e ragazzi sono oggi seduti e “prigionieri” per ore in strutture obsolete dove imparare diventa sofferenza e punizione».

La salute
«Come diceva Teddy Roosvelt, “tutte le risorse di cui abbiamo bisogno sono già nella nostra mente”. Occorre quindi riattivare quel prezioso bagaglio che ciascuno di noi già ha, cioè quella che amo definire la tecnologia umana – è ancora Ronca – che è frutto di migliaia di anni di evoluzione e che la modernità, il benessere e il comfort hanno atrofizzato, per poterci vendere la “tecnologia esterna”. Ci promettono di allungarci la vita ma la rendono meno intensa, meno appagante e meno felice».

Autosufficienza, autoproduzione, autocostruzione

Al PeR si parte già da una struttura che ha completa autosufficienza idrica grazie al recupero dell’acqua piovana, che utilizza sistemi di riscaldamento e raffrescamento passivi, che conta su spazi idonei alla ricerca e alla progettazione nel campo delle energie rinnovabili e dei sistemi sostenibili, che vede laboratori attrezzati per realizzare prototipi e che ha camere e dotazioni adeguate per ospitare singoli e gruppi.

«Siamo prontissimi e siamo partiti – aggiunge Ronca – È così che vediamo il futuro del PeR; non chiusi in noi stessi ma aperti al mondo, sperimentando la tecnologia che migliora “veramente” la nostra vita e rispetta la base biologica dell’esistenza: non schiavi, ma protagonisti attivi e registi».

Non più, dunque, progresso tecnologico finalizzato ai mercati e alla speculazione economica, bensì una realtà “bioeconomica” che si concentri, per esempio, sulla non produzione dei rifiuti, sul non consumo di energia, sul risparmio di risorse, che non è sacrificio ma un nuovo umanesimo.

«Qui al PeR vogliamo continuare a ispirare nelle persone il desiderio e il piacere di cambiare, ma con una nuova prospettiva, ancora più pratica, etica, sostenibile per tutti e da tutti, anche perché non è la Terra che appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla Terra. Per questo diamo il via anche a un’attività organica di formazione che diventerà uno dei nostri punti di forza, con corsistica identitaria (QUI IL CALENDARIO DI TUTTI I NUOVI CORSI), soggiorni di ricerca e sperimentazione e laboratori esperienziali di costruzione».

Quindi, ecco il cambio di paradigma. Non più questa bilancia:

Ma questa, aumentando la nostra autosufficienza e diminuendo la necessità di denaro e di risorse:

«E la conclusione, ora per noi ovvia – chiosa Ronca – è il principio del Rasoio di Occam: frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora, ossia “è inutile fare con più ciò che si può fare con meno”».