New York contro il gigante petrolifero Exxon, accusata di aver mentito agli azionisti e al pubblico sui costi e le conseguenze del cambiamento climatico. Il processo si è aperto dopo quattro anni di battaglie.
Secondo lo Stato di New York, Exxon aveva previsioni e stime interne alla società sul costo futuro delle emissioni ben diverse da quelle rilasciate nelle dichiarazioni pubbliche.
Exxon «ha fallito nelle gestione dei suoi rischi. Deve essere onesta con i suoi investitori» ha detto Kevin Wallace, responsabile pro tempore dell’ufficio per la tutela degli investitori del procuratore di New York. Ted Wells, il legale dello studio Paul Weiss che rappresenta Exxon, ha replicato secco: Exxon ha ammesso che il cambiamento climatico è reale, ma il cambiamento climatico “non consente al procuratore generale di New York di presentare denunce senza merito, e denunce così lontane dalla verità”.
«Ritengo che un’azione legale analoga dovrebbe essere estesa a tutti i soggetti che negli anni hanno accellerato la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera – spiega Alessandro Ronca, direttore scientifico del PeR, il Parco dell’Emergia Rinnovabile – Invece di far loro pagare denaro, bisognerebbe obbligarli a rendere fertile a spese loro i deserti e piantare milioni di alberi per cercare di mitigare la concentrazione di anidride carbonica. Oppure, alla luce della responsabilità del settore dei trasporti e del cibo, quali corresponsabili dell’emissione di Co2, bisognerebbe obbligarli a fornire sistemi di trasporto ecologico alle città e a fornire tecnologie appropriate per il settore agricolo alimentare, per aumentarne l’efficienza e mitigarne l’impatto. Una sorta di … lavori forzati della terra! Il denaro non sempre è la soluzione, anche perché la sete di denaro è la causa dell’uso smodato delle risorse planetarie e quindi del riscaldamento climatico».